Questa è la storia di Pino Daniele

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che per me, non è mai scomparso

Era nato a via Francesco Saverio Gargiulo, 20,un vicoletto parallelo a via Pignatelli, vicino Santa Chiara, ma a 5 anni si era trasferito al numero 32 di un vecchio palazzo di Santa Maria la Nova tra l’orientale e la posta.

Murales di P. Daniele


Finalmente aveva una stanza tutta sua dove poteva ascoltare Elvis Presley e Django Reinhart, era la casa di zia Lia e zia Bianca, due sorelle non sposate, che dopo essersi presa cura della mamma di Pino, tirarono su anche il primo di sei figli di una famiglia numerosa.

Allora si poteva affidare i propri bambini a famiglie più agiate, grazie alle zie benestanti, Pino, riuscì a diplomarsi all’istituto Diaz di via Tiribunali.

… “Ncoppa l’evera c’addore, se ne scenne ‘e culure e cammina’ o vicchiariello sott’a luna, quante vote s’è fermato pe’ parla’ cu ‘ qualcheruno’ e nun ce sta mai nisciuno ca se ferma po’ senti…
Cit cammina, cammina, Pino Daniele

Vicolo di Napoli

Nel camminare nei vicoli di Napoli ascolti sempre la voce di Pino Daniele che aleggia nell’aria

Quei vicoli trasudano Pino da ogni balcone e portone, da ogni finestra o terrazzo, ogni pezzo di muro. Prima o poi ti trovi ad ascoltare una delle sue canzoni mentre ti muovi tra i vicoli dei quartieri storici di Napoli e se per caso non lo senti dal vivo ti risuona nella testa, ti viene in mente “Donna Cuncetta” mentre la signora sta seduta fuori al balcone oppure canticchi “Basta na iurnata ‘e sole” mentre vedi la signorina che aspetta il fidanzato sotto casa.
Per anni, “Na tazzulella ‘e cafè”, è stato il leit motiv dei bar di Napoli e tuttora ne è il simbolo e la colonna sonora.

La strada dedicata a Pino Daniele nel 2015

Eh si Pino Daniele ha creato ad arte tutte le colonne sonore di Napoli conosciute in tutto il mondo.

Napul’è mille culure, Napule è mille paure Napule è a voce de’ criature Che saglie chianu chianu
E tu sai ca’ non si sulo

Questa è la storia di Pino Daniele che per me, non è mai scomparso.  Grazie Pino.

Matteo Ripa e il legame tra Napoli e la Cina

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Ospedale Elena D’aosta, dove sono custodite le spoglie di Matteo Ripa

Matteo ripa morì a Napoli il 29 marzo del 1746 e le sue ossa sono state collocate nella chiesa annessa all’ospedale Elena D’aosta, ma chi era Matteo Ripa?

Nato ad Eboli nel 1682 da famiglia agiata del paese che era ancora un borgo rurale, il padre era medico oltre che barone, e presto Matteo fu mandato a Napoli per studiare. Gli inizi invece, furono ben più agitati e fu affidato alle cure del padre spirituale Antonio De Torres.

Ordinato sacerdote fu inviato a Roma dove formò il primo nucleo di propaganda Fide dedicata ai missionari e siccome i gesuiti difendevano i riti cinesi, Matteo Ripa, fu inviato in Cina dove portò
la nomina a Cardinale al Legato Papale Tournon divenuto poi prigioniero per i dissidi nati. Morto il cardinale di crepacuore, Matteo Ripa riuscirà a farsi apprezzare dalla corte dell’imperatore Kangxi (della Dinastia Qing, di origini mancesi) per le sue doti artistiche soprattutto per i suoi paesaggi e prese il nome di Ma Kuo Hsien, fu abile meccanico e conoscitore di orologi, ma dopo la morte dello stesso imperatore, ritornò in Europa e dopo aver ricevuto gli onori da Re Giorgio a Londra, acquistò a Napoli sopra una collina, un edificio con chiesa annessa, ecco il luogo che sarà poi chiamato il collegio dei cinesi!

Termina quindi una parte della vita di Matteo Ripa, ma si apre una parentesi che ha visto con la sua opera e con l’istituto orientale di Napoli un vero ponte con la Cina!

Questo istituto accolse studenti cinesi ed indiani e il grande Alfonso Maria dei Liguori fu iscritto, anche se poi si allontanò per dissidi con padre De Torres. Termina quindi una parte della vita di Matteo Ripa, ma si apre una parentesi che ha visto con la sua opera e con l’istituto orientale di Napoli un vero ponte con la cina!

In seguito alla sua morte, il collegio e i suoi occupanti subirono persecuzioni e successivamente nel 1869 il collegio divenne ente morale con il nome di collegio Asiatico e con lo sperpero dei suoi denari e risorse, nel 1888 il collegio diventò Regio Istituto Orientale, con il tempo le cose cambiarono per motivi di spazio e il collegio fu trasformato in ospedale per cronici, rimane il messaggio di ampio respiro internazionale che il grande Matteo Ripa ha dato al legame tra Napoli e la Cina.

Siamo lungo il percorso dei grandi dei cinesi (il complesso dei Cinesi è una struttura storico-religiosa di Napoli, nel centro storico, nella omonima zona situata tra Capodimonte e il rione Sanità), dove tra edicole votive e case, alcune colorate, altre sgarrupate, ci viene da pensare quando a Napoli gli spostamenti erano attraverso le scale da un quartiere ad un altro e magari ci si salutava con i vicini. Oggi siamo chiusi in mega condomini, scarsa tolleranza, disumanità varia, basta poco per scatenare una discussione, ho visto cose… Ho visto cause davanti al giudice di pace per l’acqua caduta da un sottovaso.

Questa è la casa di Totò dov’è nato

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Casa natale di Totò

Questa è la casa di Totò dov’è nato (n.d.r. Antonio de Curtis nato a Napoli il 15 febbraio 1898), si trova in via Santa Maria Antesaecula, oggi di proprietà di un privato, ma del museo non c’è ne traccia, mi rendo conto che ci son tante cose da fare ma sono oltre 25 anni che se ne parla. Nemo profeta in patria: a Napoli abbiamo via Antonio de Curtis, poi lo slargo nella Sanità, una targa vicino al museo ed il parco Totò a Bagnoli, c’era un progetto di fare un museo nel noto palazzo detto lo Spagnuolo, ma poi il tempo passa e le promesse pure. Siccome dovrebbero arrivare dei finanziamenti per il centro storico e per il quartiere Sanità, vedi zona dei cristallini, si potrebbe far rientrare finalmente un benedetto museo per il principe della risata!!

Il grande Totò merita un museo a lui dedicato che sia degno del suo nome, che illustri le sue opere e la sua arte in tutta la sua napoletanità e in tutto il suo splendore, che gli renda omaggio e faccia onore alla sua memoria rendendo così onore e amore a questa città.

Totò

Il museo di Totò è stato in effetti già realizzato oramai da quasi 30 anni nel palazzo dello Spagnuolo, purtroppo é stato completato ed anche distrutto. Infiltrazioni di acqua piovana, abbandono e vandalismo hanno ridotto il museo in un uno stato di completo abbandono.

Targa commemorativa vicino alla casa natale di Totò
Manifesti dedicati a Totò nel quartiere Sanità dove ebbe i natali

Bene, bene, bene, noi siamo contenti per le strade dedicate a personaggi che hanno celebrato Napoli, ma vorrei sommessamente ricordare chi è figlio di Napoli ed è nato qui il 15 02 1898 in via santa maria antesaecula, un certo Principe… In arte Toto’ASPETTA ANCORA UN DEGNO MUSEO RICORDATE LE VOSTRE PROMESSE CARI POLITICI.

Signori si nasce e io lo nacqui, modestamente!

Cit. famosissima di Totò tratta dal film “Signori si nasce”
La firma di Totò

Le antiche Farmacie di Napoli

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Credo che sia una delle farmacie più antiche, anno 1577. Situata sotto il ponte della Sanità, ad angolo, da 50 anni circa è della famiglia del Dott Amendola.

La particolare struttura e l’ambiente in legno con frasi in latino “omnibus opem ferre dei est” oppure “nemo est perfecte sanus“, insieme alla volta dell’ambiente e tanti rimedi naturali, specchio della filosofia di questa farmacia ne fanno un luogo di ricordi storici del Quartiere Sanità.

omnibus opem ferre dei est

aiutare tutti a sopportare Dio
nemo est perfecte sanus     nessuno è completamente sano 
Entrata dell’antica Farmacia

Stadio Diego Armando Maradona

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Elogio dell’estro e della perdizione, del bambino nato povero e dell’uomo smarritosi nella ricchezza, del ribelle e del vinto, del vincitore e del perseguitato, del più grande talento del gioco del calcio e del più grande autolesionista del mondo, un Dio sporco

Cit. Mimmo Carratelli ed Eduardo Galano
Stadio Diego Armando Maradona
Tutti gli omaggi dei tifosi lasciati davanti allo stadio, faranno parte del Museo dedicato a Diego.
Sciarpa del club Napoli Parigi “Paris San Gennar”

Le foto sono state scattate tra Forcella, i Decumani, Piazzetta Nilo e San Gregorio Armeno

ed eccoci qui, ognuno a Napoli ha fatto il suo omaggio a DIOS

San’Diego Armando Maradona

La testa nel Pallone

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Con la testa nel pallone

Nel centro di Napoli a ridosso di Via Toledo uno dei murales di due artisti di strada che si firmano Ciop&Kaf si affaccia a su un muro di sostegno di un’abitazione che per metà è crollata ed è sostenuta da travi di sostegno di contenimento.

Salendo per Via Portacarrese a Monecalvario, tra bassi e panni stesi, 
un piccolo capolavoro emblema di una città che ha nella testa "solo o pallone",
come direbbero tutte le mamme napoletane ai ragazzi che popolano queste vie. E la testa?
La testa è al posto del pallone e il pallone al posto della testa.

Simbolicamente forte quest’opera ti colpisce in modo direttamente proporzionale alla passione sentita per il calcio fin dalla tenera età in tutte le sue forme ed espressioni. Il calcio è un momento di aggregazione e di affiatamento, un strumento di crescita e di gioco, una forma di spettacolo e di cultura, uno sport aperto a tutti e amato da tutti anche da quelli che non lo seguono e non lo praticano. E’ facile imbattersi in qualunque vicolo o piazza della città e trovare dei ragazzi che si fanno una partitella.

E allora speriamo davvero di rivederli presto nelle solite piazze e nei soliti ritrovi, così a significare che l'emergenza pandemica che stiamo vivendo in questo momento sia ormai lontana e sconfitta per sempre.

Funiculì funiculà, la prima funicolare

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Funiculì funiculà, la canzone del 1880

Una canzone è indissolubilmente legata al Vesuvio, alla nascita della prima funicolare sorta alle falde del vulcano.
Siamo nell’estate del 1880, al brindisi d’inaugurazione della prima funicolare italiana parteciparono autorità e personaggi politici.

Si pensò allora a qualcosa di accattivante, che potesse incoraggiare i partenopei a prendere la funicolare: venne commissionata al musicista Lucio Denza una canzone che potesse essere il simbolo di questo nuovo mezzo di trasporto e, con la penna del giornalista Peppino Turco, in dieci minuti nacque “Funiculì Funiculà

Fu quasi un inno al nuovo mezzo di trasporto pubblico, che i napoletani da allora scelsero per salire non solo sulle pendici del monte Somma ma, in seguito, anche per raggiungere i quartieri “alti” della città.

E allora… “jamm jamm ncpoppa jamme ja funiculì funiculà…”

Funiculì funiculà, la canzone del 1880 in onore della funicolare

La magnifica vista dal cratere del Vesuvio

L’ascesa alla sommità del Vesuvio è stata da sempre una grande attrattiva turistica.
Per anni, fino al XIX secolo, le guide del Vesuvio hanno trasportato i turisti sul cratere a bordo di muli, seggiolini e lettighe. 

Il percorso risultava impervio, lungo e faticoso, ma costituiva l’unica via d’accesso alla sommità del vulcano e all’Osservatorio Vesuviano.

Nella sottostante cartolina è ritratto un gruppo di persone munite di lettighe e muli che intraprendono l’ascesa alla sommità del cratere.

Verso il Vesuvio
Turisti accompagnati su lettighe e muli sul sentiero per il Vesuvio

Ed ora per gli appassionati ecco qui la canzone Funicilì Funiculà nella versione classica e napoletana e intramontabile di Sergio Bruni.

Funiculì Funiculà di Sergio Bruno

E sempre la canzone Funicilì Funiculà nella versione lirica del nostro Luciano Pavarotti nei secoli dei secoli per sempre nel nostro cuore, Grazie Luciano.

Funiculiì Funiculà di Luciano Pavarotti

Ciop&Kaf, l’arte urbana per Napoli

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Ciop&Kaf, writers napoletani

L’arte urbana napoletana è un arte liberamente espressa nei quartieri di Napoli, nascosta tra i vicoli stretti delle strade di Napoli, tra gli antichi portoni malridotti del centro storico, sulle mura un pò rovinate e antiche delle stradine disposte a griglia dai tempi del Re a Napoli.

Sembra un labirinto, ci si potrebbe giocare a nascondino, ma ogni angolo nasconde una sorpresa, magari un bella chiesa, una piccola cappella, un particolare antico e nascosto tra i panni stesi e da qualche anno a questa parte, anche le opere di questi due writers napoletani, Ciop&Kaf, due veri artisti napoletani, che con i loro disegni hanno portato a nuova luce portoni arrugginiti, portoni di palazzi malridotti, mure malconce e inguardabili.

E’ facile che stesso gli abitanti della zona chiedano ai due artisti, che ovviamente girano per il quartiere come semplici “faticatori” o “muratori” locali, di dipingere sul loro portone per dare un nuovo colore al grigio davanti alla loro finestra.

E’ un opera di recupero della città, un arte di riciclo gratuita a servizio dei napoletani, che i nostri autori si prestano gratuitamente a fare.

Ciop&Kaf, l’incontro

Una volta li incontrai, ero quasi emozionata e avrei voluto chiedergli un autografo, fargli un intervista, raccogliere i loro commenti, ma non ne ebbi il tempo, come sempre andavo di fretta.

Furono loro a farmi una domanda: “Cosa ci vede lei in questi disegni?” mi chiesero i due autori.
Avrei voluto chiedere loro se stavo parlando con Ciop oppure con Kaf, in ogni caso risposi vagamente che vedevo un messaggio di denuncia nei loro disegni.

In effetti alcune delle loro opere si presentano come se fossero una rappresentazione triste e macabra della realtà dei napoletani: ingabbiati, imprigionati, punte e aghi che spuntano ovunque, teste mozzate, chiodi e manette a polsi e caviglie.

Napoletani ingabbiati nella loro stessa prigione d’oro.

Altre loro opere, sono un messaggio di speranza, qualcuna come il cavaliere solitario, un combattente armato di arco e frecce, pronto a difendere lo spirito napoletano, fiero ed orgoglioso della sua patria e della sua città.

Cos’altro ci vedo?

All’inizio pensavo fosse una mappa: vieni qui ci sono case di ricchi, qui non c’è nulla è inulte che vieni, insomma una mappa del tesoro per dire dove andare a rubare.
Poi quest’idea è cambiata ed è stata stravolta, oppure chissà magari stesso loro hanno cambiato idea in corso d’opera.

#Orgogliosi dell’arte e della cultura napoletana!