La torre di Falero e la sirena Partenope

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La torre di Falero accolse la sirena Partenope sbattuta dal mare, e sul sepolcro che le venne innalzato dagli abitanti di quelle contrade, le vergini ogni anno vollero libare e far sacrifici di buoi in onore di Partenope, così recita Licofrone, e in un vaticinio di Cassandra ” d’itaca il sire, il versipelle Ulisse, cagione fia di morte alle tre figlie, Ligea, Leucosia e Partenope..una, poiché del mar l’onda cacciolla, ne accogliera ‘ la Torre di Falero, La tomba della Vergine pennuta, candida e tersa, manterrà coll’acque.. delle tre suore il capitan di tutte l’attiche prove, ubbidiente ad un vate, a suoi prescrivera’ che a gara corrono nelle mani stringendo accese fiaccole..ovvero le lampadodromia cioè un gioco attraverso le fiaccole accese con il quale si celebrava la vergine partenope, quindi la torre di Falero era antecedente alla sirena partenope ed era la torre del porto,e fiume clanio,

Ma chi era Falero? E cosa c’entra con Napoli?

Falero indicava un luogo biancheggiante per il frangersi dei flutti, secondo alcuni scrittori Falero era una città degli opici, dove naufragò Partenope la sirena e viene identificata anche nella figlia di Eumelo che, per la vergogna di una colpa commessa, lasciò la Grecia per ritirarsi presso un luogo lontano insieme alle sue compagne, giungendo in questi lidi per trovare sepolcro.

Famosa è la scritta di Capo Napoli sopra una antica testa..

PARTHENOPES EUMELI PHALARAE THESSALIAE REGIS FILIAE, PHARETIS CRETEIQUE REGUM NEPTIS PRONEPTIS, QUAE EUBAEA COLONIA DEDUCTA CIVITATI PRIMA FUNDAMENTA IECIT ET DOMINATA EST ORDO ET POPOLUS NAPOLITANUS MEMORIAM ADBORCO VINDICAVIT

Ora torniamo alla storia e sappiamo che i primi insediamenti avvennero sulla collina di Pizzofalcone ad opera di calcidesi provenienti dall’isola greca di EUBAEA, mentre l’isolotto di Megaride era solo un approdo per i coloni provenienti da Rodi, immaginando di tornare indietro nel tempo la nostra città ha avuto un suo nucleo sul monte Echia tra il 740 e il 720, era circondata sui tre lati dal mare con un canale che le scorreva di lato cioè via Chiaia (ghiaia), un piccolo porto, una necropoli ovvero la zona di via Nicotera.


Nella foto una piccola sirena.. In terracotta..

Ora dovete sapere che i greci chiaramente fecero i conti con le popolazioni locali ma soprattutto con gli etruschi, aiutati da cartagine e solo dopo due battaglie la situazione cambiò, se da un lato, Pitecusa, ovvero l’ isola di Ischia, passò sotto il controllo dei siracusani, i cumani erano potenti e non tolleravano la presenza di un altro nucleo confinante cioè Palepoli, pensarono di spianarla tutta, ma eventi tragici come la peste o una epidemia, come raccontano alcune fonti, costrinsero i cumani a fondare una nuova città, Napoli appunto, ripristinando il culto della sirena.  A questo evento aggiungiamo che i siracusani lasciarono Pitecusa forse per i continui terremoti e i cumani si allargarono sempre di più tanto da legarsi non solo alle popolazioni locali ma anche ad Atene come alcune monete raffigurano e una leggenda racconta che lo stesso evento della nascita della città era legato ad un vaticinio di Apollo il quale attraverso il volo di una colomba indicò il luogo.

Le stesse sirene erano raccontate dai naviganti che riferivano di averle viste 
a Capri perché luogo magico la cui acqua era dotata di virtù profetiche
.
Attirate quindi dalla negromanzia dei cimmeri, popolo locale misterioso
come non mai, (via dei cimbri),
le nostre sirene scelsero questi luoghi. 
Le sirene nate dall'arcanania, nate dal sangue sulla terra fuoriuscito
quando ercole ruppe il corno all'acheloo, erano chiamate le Figlie di Forco
che ubbidisce a Pluto.. Telxiepea, aglaofeme, leucosia, ligea, partenope,
ovvero la modulatrice degli epici versi, la famosa per la voce, la canora e,
la bianca, e la vergine.. avevano strumenti musicali e ali per alzare le onde e
predire il futuro e furono chiamate uccelli per la loro voce simile,
parlare come uccelli cioè di chi nom vuole farsi intendere,
questa è la storia di ligea, morta a terina, leucosia sulle sponda dell'ocinaro e
partenope.. La vergine, morta a Napoli..

Fonti Attilio Wanderlingh e Franz Savoja di Cangiano,

La sirena di terracotta proviene dal negozio di Annamaria Cirillo che saluto e ringrazio e vi invito a visitare nella nuova sede di via duomo

Napoli è nata da una sirena

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Napoli è nata da una sirena e la città nasconde angoli dove possiamo vedere le sue eredi, a volte quasi nascoste, come questa che si trova in via Guacci nobile, alle spalle dell’Università, la fontana delle zizze!

Fu eretta su commissione di don Pietro da Toledo che Giovanni da Nola, rimaneggiando elementi già preesistenti al 1139. Pare che la fontana era collegata come simbolismo alla chiesa ai lati,
la chiesa di Santa Caterina della Spina Corona. L’altare della chiesa presentava un quadro con Gesù Cristo e il suo sangue raccolto in un vaso, quindi sacro e profano, ancora una volta, sono difficili da discernere. La sirena qui, è raffigurata con ali e piedi artigliati, dai suoi seni sgorga l’ acqua che spegne le fiamme del Vesuvio.

La sua acqua celeste o lac virginis si unisce alla tradizione cristiana della Madonna delle grazie, finanche il termine sirena sembra richiamare la Dea Syria che viene descritta seduta su due leoni e con una corona di raggi in testa. È nella stessa radice del suo nome Syr che poi ritroviamo la tradizione cristiana, ma non dobbiamo dimenticare il legame di Napoli con l’antica Grecia dove la dea Giunone, premuta da Ercole bambino, farà sorgere la via lattea! Eppure questo lac Virginis, lo ritroviamo nella tradizione ermetica, dove gli antichi filosofi alludevano all’energia fondatrice dell’universo e nella cabala fonetica, dove viene riportato il termine lingua siriaca o linguaggio degli uccelli, ovvero la nostra amata sirena. (fonte Sigfrido e. Hobel, misteri partenopei)


La fontana della Spinacorona (detta “delle zizze“) è una delle fontane di Napoli

La dea alata. Dum vesevo syrena incendia mulcet così recita.


Mentre la sirena addolcisce le fiamme del Vesuvio… Così recita la targa,
Le fiamme del Vulcano Vesuvio sono spente dall’acqua che sgorga dai seno

La fontana è una copia, a San Martino trovate l’originale, l’origine è assai incerta, alcuni dicono il 1139 durante le eruzioni del Vesuvio altri il 1498 o il 1540 ad opera dell’architetto Giovanni da Nola su richiesta di Carlo V, Pedro da Toledo. Qui in via Giuseppina Guacci nobile, possiamo vedere questo piccolo gioiello che si avvicina al gusto barocco, ma che ha tante storie da raccontare come quella della sirena Partenope la quale, omaggiata di ricotta, uova, aromi degli agrumi, cosa fece Partenope? Mescolo’ tutti gli Ingredienti per fare una bella pastiera da offrire agli Dei. Ma accanto a questa fontana, il cui restauro ormai è urgente, abbiamo la chiesa di santa Caterina ovvero la chiesa di Spina Corona, cioè la chiesa dove si riteneva fosse conservata una delle famose spine della corona di Gesù. Orbene probabilmente diventerà una sinagoga come luogo originario del complesso, spero quanto prima chi di dovere si ricordi di questo piccolo prezioso angolo della nostra città.

Anno 1354: la fontana delle zizze viene edificata accanto le chiese di santa Rita della purificazione, in una zona della giudecca ovvero il vecchio quartiere ebraico e la stessa chiesa viene detta dei trinettari, cioè i mercanti di nastrini e merletti, mentre la fontana viene chiamata spina corona per la leggende della presenza di una delle tante spine della corona sopra il capo di Gesù. Ora, dopo il risanamento, il quartiere fu demolito e la zona andò in degrado, si trova in via Giuseppina Guacci nobile zona corso Umberto e università, notiamo la simbologia della figura della sirena che da donna uccello si trasfigurerà poi in donna, pesce, in un passaggio dal Medioevo al barocco.